Siria, 29 anni
Siria, 16 anni
Turchia (curda), 23 anni
Afghanistan, 23 anni
Togo, 31 anni
Iraq (curdo), 29 anni
X Factor è stata un’esperienza fantastica. La cosa più bella è sognare e il nostro sogno è suonare di nuovo insieme. Questo suono potente lo invierò in Siria, in qualsiasi luogo del pianeta perché noi siamo tutti uguali e questo è ciò che conosco di più: il potere dell’amore è più forte del desiderio di potere. La giornata di oggi mi ha ricordato Alpha, la nostra galleria d’arte era proprio così e questo ha acceso in me di nuovo la speranza di rivedere la mia galleria in Italia con la mia famiglia. Ora suonerò la mia musica con più passione, insieme al mio amico Issac. Faremo Alpha, un album che ha lo stesso nome della mia galleria.
Alaa Arsheed ha 29 anni, un violino e il passaporto di un Paese che non c’è più. Quando ha lasciato la Siria, pochi mesi dopo l’inizio della titanica quanto disperata rivolta contro Assad, sognava di tornare presto a casa per ricominciare a suonare e dar lezioni di musica ai bambini. La storia di Alaa è quella di una generazione di siriani che quattro anni fa ebbe l’ardire d’immaginarsi rivoluzionaria: giovani colti, liberal, borghesi, sufficientemente audaci da sfidare il silenzio dei genitori terrorizzati dal regime ma non abbastanza per sopravvivere al tiro incrociato di Damasco e della follia islamista. Nel 2011 gli Arsheed gestivano già da 5 anni il caffè-‐galleria «Alpha», uno spazio culturale in cui, dribblando la censura, erano riusciti a organizzare 140 mostre e una cinquantina di eventi. Sembra un secolo fa: «Io e i miei amici sapevamo cosa accadeva in Egitto e Tunisia, pensavamo che toccasse a noi ma che dovessimo essere più accorti degli altri. Protestavamo con l’arte, ricordo una rielaborazione grafica delle frasi di Voltaire. Gli sgherri del regime erano rozzissimi e quelli che a turno stazionavano in galleria non capivano niente. Ma la gente affluiva da noi, tanta. Finché la polizia convocò mio padre per ammonirlo, lo arrestarono anche per un po’. Io scalpitavo, ma da un lato ricevevo continui avvertimenti dall’alto nella forma di ammaccature sulla macchina e dall’altro non mi piaceva l’idea che la protesta si concentrasse sempre più intorno alle moschee perchè la democrazia non c’entra nulla con la fede. Così me ne andai a Beirut, non ce l’ho fatta… ».
Non ci sono parole per descrivere come mi sono sentita dopo aver vissuto questa splendida esperienza. E’ stato spettacolare. Le persone che ho incontrato mi hanno fatto capire che siamo tutti uguali, siamo tutti umani. E’ bello avere incontrato qualcuno che si prende cura degli altri e che porta qualcosa di buono in tutti noi. Sono orgogliosa di aver potuto rappresentare Damasco e di dire al mondo che e’ stata uno dei posti piu’ sicuri al mondo. Di raccontare della sua unicita’ e di come sia stata distrutta. Grazie alla musica, il linguaggio piu’ immediato che esiste, ho potuto mandare questo messaggio al mondo.
Aya Rahim è una giovane ragazza siriana cresciuta ad Itseya (20km da Damasco) attualmente assediata dalle truppe dell’esercito siriano. Aya è una studentessa di 16 anni e vive a vicino Roma da più di un anno dalla zia, che è residente in Italia da oltre 25 anni. La sua casa è stata completamente bruciata in seguito a degli attacchi che hanno colpito il palazzo dove abitava. Trasferitasi a Damasco dalla nonna paterna, pochi mesi dopo, l’opposizione le ha ucciso lo zio. Ormai la siria non era più un posto sicuro e quindi grazie all’aiuto dello stato italiano è riuscita a trasferirsi con il padre e la madre a Roma come rifugiati di guerra. Ama la fotografia, ama leggere e studiare. Il suo sogno è tornare a Damasco a rubare scatti dei volti dei cittadini siriani che come lei vivono nella speranza che tutto torni ad essere bello. E' una persona molto intelligente, dolce e onesta, vorrebbe solo vedere i propri genitori felici e avere la possibilità di studiare senza pesare a nessuno e aiutare con le proprie forze le persone che ama. Aya è una giovane ragazza che nasconde dentro di se una grande donna.
"Sono felice perché per la prima volta nella mia vita ho partecipato a un progetto così divertente. Ho fatto nuove amicizie, ho incontrato persone di diversi paesi con i quali ho condiviso dei bellissimi momenti che rimarranno sempre nel mio cuore. Io sono insegnante di ballo curdo e quando ascolto la musica ho la sensazione di viaggiare in un altro mondo controllato da me. La musica è come un’amica che mi accompagna tutta la vita."
Ayse è una giovane ragazza di origine curda che viveva in un piccolo paese della Turchia, al confine con la Syria. Suo padre, torturato in quanto impegnato politicamente, è costretto ad abbandonare la sua famiglia e si rifugia in Italia dove gli viene riconosciuto lo status di rifugiato politico. Ayse resta in Turchia con sua madre, i suoi due fratelli e le sue 2 sorelle, dove conclude gli studi. La lontananza dal padre e la totale mancanza di libertà e di prospettive future, inducono la giovane ragazza ad abbandonare la Turchia e a rifugiarsi in Italia dove arriva 3 anni fa. Finalmente Ayse può realizzare il suo sogno, ballare. Vive in un paesino vicino Roma dove insegna danza curda e dove, come ha detto lei stessa, si sente libera di esprimere le sue opinioni senza quel sentimento di paura che l’ha accompagnata per tutta la sua infanzia e adolescenza.
Nel DNA di tutti gli essere umani esiste la musica che unisce le persone creando un’unica famiglia. I ragazzi di X Factor ci hanno accolto a braccia aperte, come se ci conoscessimo da sempre, proprio come una famiglia. E’ stata un’esperienza bellissima che non mi aspettavo. Con loro e con gli amici dell’UNHCR non mi sono sentito uno straniero. Per me l’ospitalità è una cosa molto importante e l’accoglienza dei ragazzi che mi hanno preparato e offerto il caffè e il tè con i loro visi pieni di sorrisi è qualcosa che rimarrà sempre nel mio cuore.
Baryalai abitava a Kabul, in Afghanistan, e grazie al suo inglese perfetto faceva da interprete ai soldati della Nato. «La gente pensava che fossi una spia degli americani» racconta. «Ero in pericolo». Così 5 anni fa Baryalai fugge. Un 16enne solo, che paga 13 mila dollari ai trafficanti di uomini per un mese di viaggio tra Pakistan, Iran, Turchia. Attraverso montagne e deserti, a piedi o nascosto sotto i camion. «Se osavamo fermarci, i trafficanti ci picchiavano. Ho visto morire molti dei miei compagni». Dopo un anno in Grecia, in condizioni infernali, si infila in un tir diretto a Bari e da lì approda a Roma in un centro per richiedenti asilo. Oggi è mediatore culturale per varie organizzazioni che aiutano i rifugiati. «La mia routine è cominciata quando ho potuto permettermi un affitto e svagarmi come i ragazzi della mia età» dice. «Amo giocare a cricket e vorrei studiare relazioni internazionali. Aiutare i rifugiati come me mi sta dando serenità, dopo tutto quello che ho passato».
E' stato un onore per me partecipare a X Factor, non me lo sarei mai aspettato. Oggi incontrando i concorrenti nel Loft mi sono emozionato, ho provato gioia e sono tutti bravissimi con un grande talento. Ci siamo divertiti, è stato come se ci conoscessimo da sempre e non dimenticherò mai questa esperienza. Quando c’è musica, c’è felicità e io auguro di cuore tanta fortuna a tutti loro.
Oyetundè nasce a Lomé’, capitale del Togo, nel 1984. Vive e cresce nel quartiere popolare di Be’, roccaforte dei movimenti di opposizione al governo del Presidente Gnassingbe’. Fin da giovanissimo, Oyetunde’ è un appassionato di musica e nei testi delle sue canzoni rap parla spesso dei problemi dei giovani del suo paese, criticando e mettendo sotto accusa le politiche restrittive e le modalità violente del governo al potere. Per queste ragioni, viene ben presto identificato come un nemico del presidente ed un oppositore politico. Temendo per la sua vita, dopo vari episodi di violenza nei suoi confronti, perpetrati dalle forze dell’ordine al soldo di Gnassingbe’, Oyetunde’ decide di lasciare per sempre il suo paese ed arriva in Italia dove trova finalmente protezione e dove ha la possibilità di ricominciare. Vive in provincia di Napoli ed è sposato con Maria, dalla quale ha avuto due bellissimi bambini. Ben integrato nel nostro paese, Oyetunde’ continua a fare musica, soprattutto rap, ma non soltanto, sperimentando nuovi generi e travalicando i confini del raggae, dancehall, afro pop ed altro. Sta girando in questi giorni il videoclip del suo ultimo singolo “Show me your tunga”.
E' stata un’esperienza meravigliosa. Incontrare i ragazzi di X Factor è stato un modo per distruggere i confini sul nostro pianeta, il risultato è stato incredibile! L’ottanta per cento dei nostri discorsi non era legato ai problemi creati dai nostri governi, ma era sul futuro e la speranza
Rahell, un curdo scappato da bambino dall’Iraq in Siria, quando nel 1988 Saddam Hussein ordinò un attacco chimico sulla città di Halabja. Nel 2010, costretto a lasciare Damasco, una nuova fuga, senza visti né passaporto, lo conduce in Europa, attraverso la Turchia e la Grecia, fino a Roma, da dove spera di raggiungere la Svezia per ricongiungersi con i suoi familiari. Ma all’arrivo in Italia, scopre che a dividerlo dalla sua meta c’è il regolamento di Dublino, legge europea che impone ai rifugiati di fare domanda di asilo e risiedere nel primo paese d’ingresso in Europa. Come per migliaia di coetanei, il “punto di non ritorno” nel suo progetto migratorio è il rilascio delle impronte digitali. Da lì, ogni tentativo di espatrio verso la meta desiderata si trasforma in un rinvio nel nostro Paese. Rahell è un musicista heavy metal e la musica ha rappresentato la sua ancora di salvezza in tutto il suo percorso migratorio e di integrazione.
X FACTOR DÀ IL BENVENUTO AI RIFUGIATI
Scopri le loro storie
Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati
Via A. Caroncini, 19 - 00197 Roma
Immagina di essere costretto a fuggire da guerre, dittature e limitazioni della libertà di ogni tipo, persino quella di fare musica.
È la storia di Ayse, Aya, Alaa, Oyetunde, Baryali e Rahell, sei ragazzi rifugiati in Italia.
Questa settimana hanno incontrato nel Loft i concorrenti di X Factor, e hanno condiviso con loro le loro storie, le loro speranze e soprattutto la loro passione per la musica.
Proprio la musica si è rivelata un linguaggio universale, capace di abbattere ogni barriera, e che ci ricorda che l’accoglienza passa dalla conoscenza dell’altro.
La musica per abbattere ogni barriera
L'UNHCR, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati
L’agenzia ha il mandato di sostenere e coordinare l’azione internazionale per proteggere i rifugiati e risolvere i problemi legati ai rifugiati in tutto il mondo. Il suo obiettivo primario è salvaguardare i diritti e il benessere dei rifugiati.
Si batte per assicurarsi che tutti possano esercitare il diritto di richiedere asilo e di trovare un posto sicuro, con la possibilità di tornare a casa volontariamente, integrarsi a livello locale o spostarsi in un Paese terzo. Come parte del suo mandato, l’UNHCR assiste le persone apolidi e quelle sfollate all’interno dei loro stessi paesi.
In più di 60 anni, l’agenzia ha aiutato decine di milioni di persone a ricominciare la loro vita. Oggi, continua ad aiutare più di 50 milioni di persone.
X Factor dà i benvenuto ai rifugiati#XF9 ha deciso di unirsi a UNHCR Italia per puntare i riflettori sui rifugiati. Rivivete l'emozionante incontro tra Alaa, Rahell, Aya, Oyetunde, Ayse, Baryali e i nostri concorrenti.
Posted by X Factor Italia on Giovedì 26 novembre 2015
Posted by MIKA on Giovedì 26 novembre 2015
"Aprite i vostri cuori, aprite le vostre menti, perché hanno così tanto da condividere."
-Mika